martedì 7 settembre 2010

Capita talvolta che ci si fermi, nella propria vita, a riflettere sulle cose fatte, su quelle non fatte, su quelle che avremmo dovuto o voluto fare. Poi tutto passa, con un perpetuo e insistente moto ondoso di eventi che ti spingono a spegnere, anche solo in apparenza, il cervello. Ma il ciclico andare delle cose c'insegna che, dopo la burrasca, il mare si calma, che non può piovere per sempre, che, se vuoi vedere l'arcobaleno, devi sopportare un po' di pioggia, che... Cazzate... Cazzate... Cazzate.

Mi ritrovo ora con un cervello con uno strato di polvere alto qualche centimetro, formato dall'accumularsi degli impegni e il diminuire del tempo che per me stessa avevo. E ora che riaffiorano man mano i ricordi delle cose fatte in questi giorni, trascorsi come fogli strappati da un calendario di un vecchio film anni '80, mi rendo conto.
Vivevo inconsapevolmente la mia vita di ogni giorno; la mia vita di studentessa, di figlia perfetta, con l'estrema convinzione che tutto mi fosse dovuto, che quello che mi capitasse fosse naturale. E ora, che il più "piccolo" dei miei problemi richiederebbe uno sforzo immane solo a considerarsi, mi rendo conto che non mi era dovuto proprio un cazzo.
Ora sono consapevole.
Ora capisco la facciata che vivevo.
Ora tutto ha un senso.


Si stava meglio prima.


E poi c'è l'amore! Ma che bello l'amore! In particolare è spettacolare farlo da Trieste in giù. (:/) Ma c'è una cosa dell'amore che è davvero disgustosa: i suoi rappresentanti.
Le persone innamorate e felici sono quelle che ti guardano con occhio languido e compassionevole e, posandoti una mano sulla spalla, ti dicono di non preoccuparti, che prima o poi succederà anche a te. Sono quelle che vedono il mondo solo nella sua estatica bellezza ed elevano le miserimme stupidaggini a dogmi di estetica. Augurano il bene all'intera popolazione mondiale, sperando che tutti possano sentire ciò che loro sentono. Diventano inconsapevoli maestri di sentimento. Le cose che osservano le osservano con occhio diverso, ovviamente innamorato, con la presunzione di riuscire a comprendere ciò che gli altri nemmeno riescono a notare. Sono quelli che fino al giorno prima odiavano a morte una canzone e il giorno dopo la eleggono a manifesto della propria relazione. Sono quelle persone che mettono da parte il pudore e giustificano qualsivoglia imbecille manifestazione del proprio sentimento in nome dell'Amore; che spiegano qualsiasi contestazione nei loro confronti con il termine "invidia". Diventano altruisti e collettivisti, fino a fregarsene poi se qualcuno non vuole stare ad ascoltarli, forti della loro forza e al forte Amore grati. Tutti sono caratterizzati inoltre dalla presunzione che nessun uomo mai al mondo, nei tempi passati, presenti e futuri, ha amato, ama o amerà come amano loro.
Gli innamorati sono fuori di senno. Ciò che li giustifica e che li fa apprezzare è che, fortunatamente, gli dura poco.



Whisky and cigarettes.

Overdose is the place to be.

Is the city to live.

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