lunedì 11 ottobre 2010

Esser degni

Fin da piccola ho sentito sempre il bisogno di meritare i miei desideri. Ero convinta di non poter avere nulla a priori. Ogni cosa a cui ambivo andava sudata, conquistata. Certo, c'erano anche le cose che possedevo, ma quelle non potevo certo desiderarle. Le denigravo abbastanza. Anzi, di più: non le consideravo affatto.



Volere volere volere.

Se non ero capricciosa nei confronti dei miei genitori, lo ero decisamente di più, e in modo incallito, nei riguardi della mia vita. Ma non era vera ambizione. Era il semplice, assoluto e invincibile desiderio di sognare.

Il mio caso era più quello di "essere degna da un punto di vista morale", germe degli insegnamenti cristiani della mia famiglia. Anche la mela più bella, lì a portata di mano solo per me, doveva essere totalmente meritata. Non potevo coglierla e basta. Non sarebbe stato giusto.

Un sistema pericoloso, che nelle mani della mia mente era diventato ben più contorto e dannoso. La conseguenza era che tutto quello che mi veniva dato mi sembrava immeritato, eccessivo. Un po' forse non ne avevo bisogno, e questo è certo, ma nella mia convinzione di essere in debito con tutti e per tutto c'era qualcosa di enormemente sbagliato.
Però questo atteggiamento mi spingeva ad essere ogni giorno una persona migliore (parlo sempre da un punto di vista morale). E forse era questo il vero tranello.
Dovevo essere migliore per la mia famiglia, per un ragazzo che rincorrevo, per gli amici, e così via. Vivevo un paragone continuo con un ME ideale che era per definizione irraggiungibile.
Il tutto senza contare che le cose nella realtà, nel mondo là fuori, diventavano peggio ogni giorno. Io crescevo e il mondo si infettava, andava in setticemia, si incancreniva, marciva. E io cercavo di salvarlo da sola, ma senza agire all'infuori di me. Una pazzia bella e buona. Dovevo diventare così perfetta e alta da pareggiare un abisso. Non potevo farcela, ma l'avrei capito solo anni dopo.

Quando mi sono arresa. Quando ho abbandonato la guerra. Quando ho capito che aver salvato me stessa ed essere nella condizione di salvare qualcun altro era già un lusso.

Così, di colpo, sono diventate le altre cose, forse, a non essere degne di me. Persone, lavori, problemi.
Lo dico senza superbia.
Lo dico perché ho imparato sulla mia pelle che ci sono scelte da fare. Situazioni da lasciare indietro solo per poter dare il meglio nelle altre che davvero si hanno a cuore.

Per fortuna siamo semplici uomini, non dèi.

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