venerdì 17 settembre 2010

Self love

Continuo a domandarmi perchè le persone non si vogliono bene.

Le persone è un soggetto generico e non individua un particolare individuo. (Allitterazione?)
Ti svegli la mattina, ti alzi, mangi (o magari no), ti lavi i denti (si spera), e fai il casso che devi fare. Tutto al fine di rendere la tua vita un minimo più accettabile, vivibile, piacevole. Dipende dalle situazioni. E poi, sistematicamente, consapevolmente, sfacciatamente ricadi negli stessi errori di sempre.

Sbagliando s'impara?
Sbagliando si ribadisce.

C'è chi lo chiama "amor proprio", c'è chi lo chiama "orgoglio", c'è chi lo chiama "lezione di vita", c'è chi lo chiama semplicemente "noia".
Perchè, in fondo, a queste persone, non viene a noia di ripetere sempre le stesse cose? Non viene a noia di autocommiserarsi? Non viene a noia di rivivere spezzoni sempre uguali?
Ma è difficile, dicono. Anche se non ho mai capito cosa sia difficile. Personalmente trovo molto facile volermi bene. Almeno sono sicura che qualcuno c'è. Io.
E' difficile più o meno come usare il pollice opponibile, insomma pare una cosa abbastanza naturale.
Ma c'è chi riesce, nell'intento di prendersi per il culo una vita.
Questo è veramente un casino. Mi chiedo spesso come si faccia. Non è mica semplice ingannare il proprio cervello, col proprio cervello, ma è ovvio che non stiamo parlando veramente di questo. Il processo mentale è, palesemente l'autoconvinzione. Al fine di? Convincere l'altro, in modo che il cerchio ricominci. Così posso lamentarmi, chiedere attenzioni, parlare del nulla cosmico per ore e sentirmi al centro dell'universo. Ancora e ancora e ancora...

Quando la vita te la rendi tristemente prevedibile. (cit)

Il tutto è, nella grandissima maggioranza dei casi, collegato ad una lei o ad un lui. Ovviamente. Non si scappa.
Siamo ormai così omologati e tutti uguali da riuscire ad esserlo non solo nell'abbigliamento o nella macchina o tutti su Feisbuc, ma anche nel modo di gestire i rapporti.
C'è chi dice che, se non si litiga, non c'è pathos.
Mai cazzata poteva essere più grande. E' un po' come dire che devo crearmi problemi per stare meglio.
I pazzi che cercano altri pazzi, i gelosi che cercano conferme, gli strafichi che cercano strafiche (ma quasi mai li ho visti realmente insieme), palestra con palestra, calcetto con shopping, pittori con poetesse, e via dicendo. Il tutto, sempre e comunque, tormentato. Più o meno, le nuove fiabe, andrebbero così:
Cenerentola ha una vita di merda, la matrigna la tratta di merda, le sorellastre peggio, fa la schiava.
Un giorno le appare la strega comandacolori, le crea un vestito da sera, le scarpette e la coroncina, la trucca, la sistema, la tira a lucido, ma cenerentola è incazzata perchè voleva le Converse e i jeans strappati perchè lei è alternativa e ascolta i Nirvana tutto il giorno.
Una volta sistemata va alla festa. Un po' imbronciata per via del coprifuoco a mezzanotte, si mette le cuffie dell'Aipod e, da una parte, ascolta Rock anni '70, in mezzo a un cumulo di persone con cui non condivide nemmeno un gruppo o un film. Ad un tratto vede il principe, bello come il sole, moro, occhi blu, frangetta e un vistoso piercing al labbro inferiore. Tra la folla lui la nota e la invita nelle sue stanze a sentire le canzoni emo-punk che ha scritto tutti questi anni, costretto nella sua gabbia dorata.
Lei resta estasiata e gli recita a memoria alcune delle sue poesie ispirate dalla sua adorata Isabella Santacroce.
Tra i due scocca la scintilla. Ma scocca anche la mezzanotte e Cenerentola deve assolutamente tornare a casa, altrimenti la strega comandacolori non le farà più vedere Veronica Mars il pomeriggio.
La povera ragazza, quindi, scappa senza dire nulla, per creare un po' di pathos e, nel correre via, le cade la spilletta dei Ramones, che viene a sua volta raccolta dal principe.
I giorni seguenti il principe non si dà pace, perchè non sa chi sia quella ragazza, compone altre 10 canzoni emo, fa il triste e non vuole parlare con nessuno.
Lei, dal canto suo, è di nuovo costretta ad ascoltare a giornate la Pausini e Ramazzotti e non può darsi la matita nera agli occhi.
Lui, allora, decide di convocare a palazzo tutte le donne del reame: colei che conoscerà quella band chiamata Ramones sarà sicuramente la sua lei.
Per farla breve, la nostra lei va a palazzo, gli racconta la storia dei fratelli punk e lui la riconosce.
A questo punto ci vorrebbe il bacio e tutti vissero felici e contenti.

Ma.

Lui le rinfaccia di essersene andata senza salutare, lei di aver guardato con occhi troppo dolci una delle ragazze scartate, una fan dei Dari e, quindi, di miserabili gusti musicali, così cominciano a litigare, lui si fa la grupie, lei si fa Ramazzotti e tutti vissero tristi e autocommiseranti.


Prima o poi la racconteranno così, magari meglio di così... ma il succo sarà quello.

Self love.
Volersi bene è facile, basta smettere di fare le teste di cazzo.

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